GIORNALE ITALIANO DEI DISTURBI DEL NEUROSVILUPPO

DIRETTORE: L. Cottini

VOLUME 8, n°2 – agosto 2023

 

MIGLIORARE LA COMPRENSIBILITÀ DELL’ELOQUIO RIDUCENDONE LA VELOCITÀ ATTRAVERSO L’IMPIEGO DEL CONDIZIONAMENTO OPERANTE E DI UNA REGOLA VERBALE

Gloria Cervellin¹*, Michele Masseretti¹*, Chiara Bazzan

¹     Fondazione Diversity Life, Padova (PD)

*    G. Cervellin e M. Masseretti hanno fornito eguale contributo come primo autore in questo lavoro

 

Per contattare gli autori scrivere a:

Michele Masseretti

E-mail: dott.masseretti@gmail.com

 

Abstract

Il presente contributo descrive l’intervento con un bambino di 11 anni con Disturbo della comunicazione con caratteristiche semantico-pragmatiche (Icd-10 F80.89) che, secondo il parere di diversi professionisti, manifesta un eloquio rapido ed incomprensibile. Il bambino stesso è stato il primo promotore dell’intervento manifestando la necessità che il suo linguaggio venisse maggiormente compreso, in modo da poter instaurare con gli altri una comunicazione bidirezionale soddisfacente.

L’intervento è stato implementato durante la conversazione: l’interlocutore offriva una conseguenza rinforzante al bambino quando il suo racconto era comprensibile, viceversa segnalava con un feedback descrittivo quando il contenuto diventava incomprensibile e necessitava quindi di essere rallentato.

L’effetto sulla variabile dipendente, la comprensibilità dell’eloquio, viene misurata da un osservatore esterno attraverso una registrazione momentary time sampling in un disegno di ricerca a linee multiple in tre settings diversi.

L’accordo tra osservatori è stato rilevato con un sistema intervallo per intervallo (IOA medio: 89,5%).

I risultati mostrano un incremento della comprensibilità dell’eloquio in seguito all’implementazione della variabile indipendente in tutti e tre i settings.

Vengono discusse le implicazioni dell’utilizzo della procedura in contesto ambulatoriale, selezionando tuttavia alcuni settings similari a quelli domestici, e vengono esaminati limiti e prospettive future.

 

INTRODUZIONE

[Questa parte del testo è stata rimossa su indicazione dell’editore. Se interessati consultare l’articolo completo o contattare gli autori o la casa editrice.]

 

METODO

Soggetto

Ha preso parte allo studio Marco, un bambino di undici anni che frequentava il quinto anno della scuola primaria al momento dell’inizio dell’intervento.

Secondo la documentazione in nostro possesso Marco presenta un profilo cognitivo disomogeneo, con caduta nella velocità di elaborazione e disturbo della comunicazione con caratteristiche semantico-pragmatiche (Icd-10 F80.89)

Il bambino presenta difficoltà anche sul piano dell’interazione sociale e, secondo il punteggio ottenuto dalla CBCL 6-18, è risultato borderline per ritiro sociale/depressione, ansia/depressione e problematiche sociali.

All’età di quattro anni Marco aveva intrapreso un percorso logopedico volto in particolare a rallentare la velocità dell’eloquio che spesso risultava incomprensibile, sia a causa della produzione linguistica eccessivamente veloce, sia a causa di parole non scandite correttamente.

Al termine del percorso logopedico si riconfermava, sia da parte dei clinici che dei genitori, un eloquio ancora troppo veloce e poco comprensibile.

Marco e i suoi genitori evidenziano questa problematica tra le loro priorità di intervento.

Il bambino sostiene che sarebbe davvero importante riuscire a sostenere delle conversazioni appaganti in cui gli interlocutori, in particolare i suoi coetanei, si dimostrino realmente interessati e coinvolti.

Marco infatti segnala come conversare con gli altri sia per lui motivo di grande frustrazione; il fatto di non essere compreso generalmente porta i suoi interlocutori a richiedergli più volte di ripetere il concetto, a fingere di aver capito, o ad abbandonare la conversazione.

Settings

Tutte le sessioni di intervento si sono svolte in contesto ambulatoriale, in tre settings differenti: la stanza in cui si svolgeva abitualmente la terapia, la cucina ed il giardino esterno alla struttura.

Marco, sia durante la fase di baseline che durante la fase di trattamento, rimaneva seduto accanto alla terapista che implementava la procedura in modo che la registrazione della conversazione, necessaria per valutare in un secondo momento la percentuale di comprensibilità, risultasse chiara.

Materiali

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Procedure di osservazione/raccolta dati

[Questa parte del testo è stata rimossa su indicazione dell’editore. Se interessati consultare l’articolo completo o contattare gli autori o la casa editrice.]

Variabile dipendente e misurazione

Si ritiene saliente il fatto che l’obiettivo oggetto di intervento sia stato determinato sulla base delle preferenze di Marco.

Infatti il trattamento è iniziato solo dopo aver svolto, tramite intervista al bambino, un assessment in merito a ciò che sarebbe stato importante per lui. Questo ha permesso di individuare la sua priorità di intervento, cioè l’essere compreso dagli altri. Di conseguenza, il rinforzatore scelto corrisponde proprio all’esito dell’intervento stesso.

La variabile dipendente del presente studio è la comprensibilità dell’eloquio, misurata attraverso un momentary time sampling, registrando quindi se la parola al termine dell’intervallo di 10 secondi risultava comprensibile.

Ogni sessione durava cinque minuti, per un totale di 30 intervalli.  Al termine di ogni intervallo, nella scheda di raccolta dati, veniva registrato il segno “+” nella casella corrispondente se l’ultima parola ascoltata risultava comprensibile, viceversa sarebbe stato registrato il segno “-”.

I dati così ottenuti sono stati riportati come percentuale del totale degli intervalli nei quali il comportamento target, parola comprensibile, si verificava.

Disegno di ricerca

Per il presente studio è stato utilizzato un disegno delayed multiple baseline across settings, per valutare l’effetto della variabile indipendente sulla comprensibilità dell’eloquio.

Gli ambienti nei quali è stato implementato l’intervento sono la stanza di terapia, la cucina ed il giardino.

Baseline

La condizione di baseline si è svolta in tre diversi settings: stanza di terapia, cucina e giardino della struttura.

Come mostrato nel grafico 1, sono stati raccolti tre dati di baseline per ogni setting. L’ultimo punto di baseline del primo setting coincideva con il primo punto della condizione di baseline del secondo setting, e l’ultimo dato di baseline del secondo setting coincideva con il primo punto del terzo setting. Rispetto al presente studio, si è scelto di interrompere la fase di baseline dopo soli tre data points con l’obiettivo di avviare rapidamente l’intervento, in considerazione del ridotto numero di sessioni a disposizione e moderando altresì un tipico limite di ogni disegno a linee multiple, cioè il fatto che si debba attendere ad iniziare l’intervento fino a quando non vengono raggiunti trend e variabilità stabili in tutte le baselines: ciò può richiedere infatti molto tempo (Heward, 1978).

Ogni sessione aveva una durata di cinque minuti; l’inizio delle registrazioni audio per la raccolta dati non è stato segnalato in nessun modo al bambino.

Durante la fase di baseline Marco si trovava seduto sulla sedia di fronte al professionista; in ogni setting erano stati preparati un tavolo e due sedie, il ricercatore restava seduto per tutta la durata della registrazione. Ciò serviva per avere una maggiore uniformità tra sessioni, nella distanza tra soggetto e ricercatore e tra soggetto e strumento di registrazione (smartphone).

Marco avviava spontaneamente la conversazione. Durante tale condizione non venivano forniti commenti descrittivi, correttivi o lodi di alcun tipo rispetto alla comprensibilità. Il professionista poteva fare dei cenni o utilizzare parole neutre, ad esempio: “Continua, spiegami, o simili, come risposta di attenzione e per sollecitare il prosieguo della conversazione.

 

PROCEDURA

Valutazione degli argomenti di conversazione

Tramite intervista diretta è stata condotta una valutazione degli argomenti di conversazione preferiti da Marco. Con i dati raccolti è stato poi redatto un elenco riassuntivo.

Intervento

Il trattamento si è svolto negli stessi settings ambulatoriali stabiliti per la fase di baseline: stanza della terapia, cucina e giardino della struttura.

L’intervento veniva implementato durante la conversazione; all’inizio di ogni sessione di trattamento veniva chiesto a Marco di che cosa volesse parlare.

Marco aveva la possibilità di parlare di qualsiasi argomento desiderasse in quel momento, o di scegliere tra i topic di conversazione presenti nell’elenco riassuntivo derivato dalla valutazione degli argomenti preferiti; questi, una volta scelti, non potevano più essere ripetuti nelle sessioni successive.

Le variabili indipendenti introdotte in fase di trattamento sono state:

  1. regola comportamentale per una conversazione comprensibile;
  2. conseguenze penalizzanti e rinforzanti: descrizione vocale della comprensibilità del comportamento emesso e contestuale segnale visivo.

Una volta eletto il topic di conversazione, veniva chiesto al bambino di ricordare ad alta voce la regola comportamentale concordata per una buona conversazione: “Per farmi capire, devo parlare lentamente”, o simili.

La terapista chiedeva al bambino di sedersi di fronte a lei ed avviava quindi la registrazione audio della conversazione; come in fase di baseline questo aspetto non veniva segnalato al bambino.

La durata di ogni sessione di conversazione era di cinque minuti. La terapista registrava il dato sulla comprensibilità ad intervalli di dieci secondi, per un totale di trenta rilevazioni.

Durante l’eloquio, la terapista compilava la scheda dati, visibile a Marco, segnando con un “+” se al termine dell’intervallo prestabilito la parola le era risultata comprensibile, e con un “-” se la parola non le era risultata intelligibile. Questo feedback visivo segnalava al bambino quando il suo racconto risultava incomprensibile e necessitava quindi di essere rallentato. Contestualmente, dopo aver registrato con un “-” l’intervallo valutato non comprensibile, la terapista forniva a Marco un riscontro vocale descrittivo, come ad esempio: “Non ho capito, puoi ripetere?”. Questo feedback gli indicava la necessità di ripetere lentamente l’ultima parola pronunciata.

A sessione terminata, veniva annotato il dato sulla comprensibilità dell’eloquio da un osservatore esterno diverso dalla terapista attraverso l’ascolto della registrazione audio. Laddove all’intervallo stabilito fossero sopraggiunte pause da parte di Marco, interventi da parte della terapista, o nel caso in cui il bambino avesse pronunciato particelle grammaticali (pronomi, articoli, preposizioni, congiunzioni) l’osservatore prendeva il dato relativo all’intervallo successivo.

 Accordo tra osservatori (IOA)

[Questa parte del testo è stata rimossa su indicazione dell’editore. Se interessati consultare l’articolo completo o contattare gli autori o la casa editrice.]

 

RISULTATI

Nella figura 1 vengono presentati i dati relativi alla comprensibilità dell’eloquio di Marco nei tre settings dell’intervento.

 

 

 

 

 

 

 

Il dato mostrato nel grafico rappresenta la percentuale di parole comprensibili al termine degli intervalli prestabiliti durante le condizioni di baseline e intervento. Infine, vengono riportati i dati ottenuti dal follow up effettuato a distanza di circa due mesi dall’ultima sessione.

Marco ha migliorato la comprensibilità del proprio eloquio in ognuno dei tre ambienti: nella stanza di terapia la media della percentuale di comprensibilità iniziale era del 37%, al termine dell’intervento la media si attesta invece al 82% (range 67% – 97%). In cucina il dato iniziale rivela una comprensibilità media del 58% (range 57% – 67%) che aumenta all’ 81% (range 70% – 90%) dopo l’introduzione della variabile indipendente. Nel setting del giardino la media di comprensibilità durante la baseline era del 61% (range 77% – 90%), che aumenta ad 83% (range 77% – 97%) durante la fase di intervento.

I dati probe di follow up, registrati nei tre settings a distanza di due mesi dall’ultimo intervento, evidenziano un mantenimento dei risultati acquisiti durante la fase di intervento. Nei settings stanza di terapia e cucina, si rileva una percentuale di comprensibilità all’ 83%, in giardino la percentuale di comprensibilità è dell’80%.

Si può notare come in tutti e tre i settings vi è stato un repentino aumento della variabile dipendente già nella prima sessione di intervento. Negli ambienti cucina e stanza di terapia, la baseline risulta stabile, mentre in giardino il terzo data point di baseline si discosta rivelando un aumento di comprensibilità.

 

DISCUSSIONE

Il grafico mostrato in figura 1 mostra un incremento della comprensibilità dell’eloquio in seguito all’introduzione della variabile indipendente. Questo cambiamento è immediato ed avviene in tutti i settings di insegnamento contestualmente all’introduzione delle variabili di trattamento, dimostrando quindi controllo sperimentale.

È ragionevole ipotizzare che le variabili di trattamento modifichino il comportamento del soggetto nella dimensione della velocità di produzione dell’eloquio. Infatti, nonostante l’outcome misurato riguardi la comprensibilità dell’eloquio, è possibile ricondurre i risultati ad un rallentamento della velocità del parlato. Quanto detto risulta coerente con la regola comportamentale concordata “Per farmi capire, devo parlare lentamente” e con il feedback fornito “Non ho capito, puoi ripetere?”.

Una delle strategie utilizzate è stato l’insegnamento di una regola verbale con funzione di response prompt, quindi riconducibile ad un intervento antecedente di self-management (Cooper, Heron, e Heward, 2019): la regola comportamentale fornita descrive quale è il comportamento da tenere affinché si possa essere compresi.

Inoltre, il comportamento verbale del bambino raggiunge la topografia attesa in seguito a processi di rinforzo e processi penalizzanti. Infatti, la procedura consistente nel registrare il segno “+” nella scheda dati fungeva da rinforzatore positivo. Questo segno ha assunto valore rinforzante per via verbale, senza contatto diretto con le contingenze: tramite una regola espressa oralmente è stato spiegato al bambino che il segno “+” veniva erogato in seguito ad una percezione di ottima comprensione da parte dell’ascoltatore, risultato ritenuto importante dallo stesso soggetto che aveva segnalato come outcome desiderato il poter essere compreso dagli altri. L’ottenere il segno “+” è stato quindi una motivazione stabilita verbalmente, cioè un augmental e, nello stesso tempo, il comportamento di parlare più lentamente ha acquisito funzioni rinforzanti per via verbale, classificandosi come augmenting (Hayes, Gifford, e Hayes, 1998).

L’incremento del comportamento target in seguito all’emissione della conseguenza del segno “+” mostra che quest’ultimo ha effettivamente avuto una funzione rinforzante (Cooper et al., 2019). Il segno “-” siglato nella scheda, avendo assunto lo stesso valore del non essere compreso, ha avuto funzione penalizzante.

La scelta dell’obiettivo dell’intervento, derivata da una richiesta diretta ed esplicita del soggetto del training, sottolinea la validità sociale dell’intervento stesso, il cui scopo era la modifica di un comportamento appropriato e socialmente rilevante per Marco.

Infine, la raccolta dati continuativa di IOA per il 100% delle sessioni con un buon livello di accordo tra gli osservatori (IOA medio: 89,5%), rafforza l’attendibilità dei risultati.

 

Considerazioni conclusive

[Questa parte del testo è stata rimossa su indicazione dell’editore. Se interessati consultare l’articolo completo o contattare gli autori o la casa editrice.]

 

BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA:

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Hayes, S. C., Gifford, E. v., & Hayes, G. J. (1998). Moral behavior and the development of verbal regulation. The Behavior Analyst, 21(2), 253–279. https://doi.org/10.1007/BF03391967

Heward, W. L. (1978, May). The delayed multiple baseline. Paper presented at the Fourth Annual Convention of the Association for Behavior Analysis.

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