Anche se le diagnosi di disturbo dello spettro autistico sono aumentate, le statistiche indicano un rapporto maschi/femmine di quattro a uno, un numero che molti giudicano sottostimato. Tale sottostima è legata a una maggiore difficoltà nella diagnosi, in quanto migliori capacità di empatia emotiva, permette loro di “mimetizzarsi”, inoltre tra i professionisti clinici è ancora scarsa la conoscenza delle loro caratteristiche specifiche, che si differenziano da quelle del maschile. Le bambine e le ragazze aspi sono particolarmente interessate a socializzare, sono attente osservatrici: studiano il comportamento dell’altro e cercano di imitarlo per apparire “normali”, il camuffamento delle proprie peculiarità spesso si sviluppa come una strategia di adattamento per navigare nel mondo, per essere parte del mondo. Proprio come un camaleonte adeguano il proprio essere alle aspettative che di volta in volta i diversi contesti sociali richiedono loro. Questo tentativo di adattamento viene però pagato a duro prezzo in quanto possono finire a negare la propria identità, ostacolare lo sviluppo della propria personalità, rendendo difficile sentire e riconoscere i propri bisogni e desideri e provando vissuti di inadeguatezza e depressivi. Questo camuffamento richiede inoltre un costante ed elaborato sforzo, un continuo controllo su di se e sull’altro, che si traduce in un permanente stato d’ansia e di allerta, in un corpo contratto, che in qualche modo per essere “adeguato” viene congelato. Come Fondazione riteniamo importante promuovere un superamento della visione stereotipata dell’autismo, sensibilizzare ad una maggiore attenzione nella diagnosi, al fine che queste bambine, ragazze e donne e le loro sofferenze non rimangano “invisibili”. Inoltre forniamo uno spazio di sostegno psicologico e psicoterapico, non si tratta di curare o “normalizzare” piuttosto di promuovere un percorso di consapevolezza in cui imparare a conoscersi, amarsi e delinearsi per chi sono veramente, assumendo un atteggiamento critico verso la patologizzazione della diversità. Ci troviamo di fronte ad una difficoltà della “relazione” non del singolo, per cui l’obiettivo diviene quello di favorire la possibilità di co-costruire un ambiente che accolga le peculiarità e in cui la persona possa esprimere se stessa e la propria diversità.